Storia del giardino

Un giardino con una storia! Antica, emozionante, stimata, con i brani a seguire che raccontano di una storia tumultuosa, di un tempo indegno di essere ricordato. E poi il risveglio – la consapevolezza dell’inestimabile valore che pazientemente ha atteso l’arrivo dei nostri giorni.

Il giardino in passato

L’Ottocento. Trieste, e il Carso quale suo entroterra, dove di solito nelle calde estati si ritiravano i ricchi signori. Lontano dalle strade cittadine e dal suo caos, tra i borghi di casette raggruppate, con Sežana come centro, la quale grazie al boom economico di quel tempo rappresentava un importante avamposto sulla strada Vienna – Trieste.

L’opportunità di una vita ancora più ricca per i facoltosi triestini, tra i quali ci fu anche la famiglia di mercanti greci Scaramangà, che ai margini di Sežana, all’ombra della collina Tabor, acquistò una proprietà per farne la testimonianza del proprio benessere, la residenza estiva di Villa Mirasasso che dal 1848, con il suo nome simbolico “che ammira i sassi”, si contrappone al il triestino “che ammira il mare", il Castello di Miramare.

Ai piedi della villa, con le sue sale suggestive e le verande estive, nei decenni che seguirono si è sviluppato anche un sontuoso giardino in stile italiano. Un pezzetto della proprietà della famiglia Scaramangà da ammirare, cinta da un alto muro di pietra che nascondeva ai sguardi inopportuni l’armonia delle radure e delle siepi di bosso, dei sentieri di sabbia e degli stagni di pesci, della serra in vetro, delle pergole e dei gazebo, del frutteto e delle viti nonché degli alberi esotici, fino ad allora sconosciuti sul Carso, ma molto interessanti che venivano riportati dai vari viaggi in giro per il mondo dalle navi dei Scaramangà. Cedri, abeti, magnolie, le palme e le aralie venivano accuratamente piantati nello sterile terreno carsico e ne avevano grande cura; con un senso di bellezza e ordine, in comune a tutti e tre i rami della famiglia Scaramangà, nei secoli in cui essi erano padroni della villa e del suo giardino.

Giovanni I, dopo di esso Myrto e suo figlio Giovanni Scaramangà di Altomonte che a Sežana lasciò una forte impronta e fu l’ultimo proprietario di questi beni, un signore che ha sfamato molti abitanti di Sežana ancora oggi in vita, fino alla nazionalizzazione del 1947, quando gli è stata portata via l’intera proprietà. Da allora, per quanto riportato negli annali, Giovanni Scaramangà di Altomonte ha rivisto la proprietà di Sežana solo nei suoi ricordi, passeggiando con il suo bastone per le strade di Trieste tra la frenesia di città, avendo nostalgia della pace del tappeto erboso sul quale si ergeva Villa Mirasasso. Una terribile nostalgia del suo giardino …

Il giardino fino ai nostri giorni

Quando la proprietà a Sežana fu tolta agli Scaramangà, i cancelli del giardino si aprirono a tutti. Potevano accedervi anche coloro che fino a quel momento avevano solo sentito parlare di questa meraviglia, sognandola ad occhi aperti. Ma il destino gli giocò un tiro mancino. Il giardino insieme alla villa divenne prima base militare, poi parco pubblico e infine nascondiglio di vandali. Il tempo lo stava logorando, ma comunque gli alberi dalle forti radici, provenienti dai quattro angoli del mondo, riuscirono a tener testa alle drammatiche condizioni in cui si trovarono.

Tennero testa al vento, al sole, al pietroso suolo carsico e all’uomo. Finché esso non lo vide in modo diverso, non fece una passeggiata per i suoi viali e capì. Capì che nemmeno il tempo può cancellare alcune cose ed è quindi giusto riportare il giardino all’antico splendore, alla dignità che merita, all’importanza di una volta. In segno di rispetto, consapevole che il giardino è un bene degno di nota …